distanze
Il mio amato vicino di casa son tre
giorni che sta rifacendo credo il bagno in casa sua, e se non erro lo
stesso bagno si trova appoggiato alla parete dove sorge il mio
giaciglio. M'accingo a scrivere colmo d'aspirine. E' paradossale che
nell'era 2.0, col pc che ti porta attraverso la rete ovunque, gli
spazi siderali non più solo film di fantascienza, il senso di
distacco dal non-io si avverta così intenso. Son diventati distanti
i concetti e le idee, distante è il lavoro quando non ce n'è, e
quando vai a cercarlo, diventa distante la tua casa. E' diventato
distante il concetto di casa, di comunità, l'egoonanismo imperiale
danza col voyerismo, specie negli a-social networks, ma alla fine del
nulla si parla, o si fan solo parole. Si distaccano affetti, e
intese, e idee allevate o irrorate di lacrime e sudore e sangue. Si
distaccano i figli dalle madri e i fratelli. E si distaccano
all'improvviso le pelli che fino ad un istante prima erano un
tuttuno. Si creano distanze che fan di un pianerottolo un oceano. E
si formano limiti insormontabili con le istituzioni che dovrebbero
rappresentarci. Come fa un prete a parlar di vita di coppia e figli
ed annessi drammi? Od un politico a sapere quanto costa il pane o la
bolletta della luce? E ci si lascia incantar dalle lucine, oggi al
supermarket due signore parlavano di Maria , come fosse la loro
dirimpettaia, alla fine ho capito che era la De Filippi. E credo che
non sappiano neppure il nome della dirimpettaia. E alla fine ti vien
da dire “chissenefrega di parlare al mio amico di Sidney se non
riesco a interloquire neppure col mio barbiere?”. Solo in un caso
la distanza e il muro non si avvertono: il trapano che odo ancora
dalla casa accanto, dall'alba. La maggior parte della gente è scontenta, perché pochi sanno che la distanza tra uno e niente è più grande che fra uno e mille, diceva Karl Ludwig Börne, scrittore tedesco vissuto a cavallo tra 700 e 800.
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