martedì 21 maggio 2013

Distanze



distanze



Il mio amato vicino di casa son tre giorni che sta rifacendo credo il bagno in casa sua, e se non erro lo stesso bagno si trova appoggiato alla parete dove sorge il mio giaciglio. M'accingo a scrivere colmo d'aspirine. E' paradossale che nell'era 2.0, col pc che ti porta attraverso la rete ovunque, gli spazi siderali non più solo film di fantascienza, il senso di distacco dal non-io si avverta così intenso. Son diventati distanti i concetti e le idee, distante è il lavoro quando non ce n'è, e quando vai a cercarlo, diventa distante la tua casa. E' diventato distante il concetto di casa, di comunità, l'egoonanismo imperiale danza col voyerismo, specie negli a-social networks, ma alla fine del nulla si parla, o si fan solo parole. Si distaccano affetti, e intese, e idee allevate o irrorate di lacrime e sudore e sangue. Si distaccano i figli dalle madri e i fratelli. E si distaccano all'improvviso le pelli che fino ad un istante prima erano un tuttuno. Si creano distanze che fan di un pianerottolo un oceano. E si formano limiti insormontabili con le istituzioni che dovrebbero rappresentarci. Come fa un prete a parlar di vita di coppia e figli ed annessi drammi? Od un politico a sapere quanto costa il pane o la bolletta della luce? E ci si lascia incantar dalle lucine, oggi al supermarket due signore parlavano di Maria , come fosse la loro dirimpettaia, alla fine ho capito che era la De Filippi. E credo che non sappiano neppure il nome della dirimpettaia. E alla fine ti vien da dire “chissenefrega di parlare al mio amico di Sidney se non riesco a interloquire neppure col mio barbiere?”. Solo in un caso la distanza e il muro non si avvertono: il trapano che odo ancora dalla casa accanto, dall'alba. La maggior parte della gente è scontenta, perché pochi sanno che la distanza tra uno e niente è più grande che fra uno e mille, diceva Karl Ludwig Börne, scrittore tedesco vissuto a cavallo tra 700 e 800.



© salvatore digennaro


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